L’Expo darà un positivo seppur limitato contributo di 0.1% al PIL italiano del 2015. In totale, compresi i primissimi effetti, l’Esposizione Universale potrà apportare fino a + 0,4% di PIL (2012-2015) grazie a: turismo (15 milioni di visitatori), export (+10% in alcuni settori), produzione extra (6 miliardi di euro) e nuovi posti di lavoro (circa 100.000). Sono questi alcuni dei principali risultati ottenuti da Euler Hermes, nella ricerca economica “Expo Milano 2015: Made in Italy alla grande?”
L’Expo sarà quindi una delle cinque componenti che consentiranno all’Italia una lieve ripresa dopo tre anni consecutivi di contrazione. Il percorso di crescita del Paese passa infatti attraverso anche una maggior fiducia e conseguente recupero dei consumi privati, l’euro più debole che apporterà 6 miliardi di maggiori esportazioni nel 2015; l’alleggerimento dei vincoli finanziari con la conseguente discesa dei tassi di interesse reali sui prestiti alle PMI ed una ripresa della domanda di credito, ed infine i minori costi energetici ed il taglio dell’IRAP che spingeranno in alto i margini delle società.
“Nella storia dell’economia, le Esposizioni Universali segnano momenti di svolta e occasioni di rilancio. Milano e l’Italia si apprestano a farlo perché l’Esposizione 2015 promette di essere una delle leve intorno alla quale sostenere la ripartenza italiana nell’anno in corso” – ha dichiarato Michele Pignotti, Capo della Regione Euler Hermes Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa.
Expo driver per l’innovazione
L’Expo, come affermato dai co-autori dello studio Ana Boata e Andrea Pignagnoli rispettivamente Economist Europe di Euler Hermes e analista economico Euler Hermes Italia, dovrebbe aumentare le sinergie fra le imprese straniere e quelle italiane.
Ad esempio i prodotti italiani beneficeranno di una visibilità maggiore e di una crescita della domanda grazie ai numerosi turisti, oltre il 30% dei partecipanti infatti proverranno dall’estero, specialmente da Cina, USA, Argentina, Brasile, Turchia e Emirati Arabi. Questo aspetto può essere visto anche da un’altra angolazione: l’offerta di nuovi mercati all’estero per i prodotti italiani, in quanto alcuni partecipanti all’Expo potrebbero diventare importatori di prodotti italiani e promuovere i servizi del Belpaese nei rispettivi luoghi d’origine. La diversificazione e la crescita delle quote di mercato fuori dai mercati dell’Europa saranno quindi le benvenute.
Infine i settori con la maggiore vocazione export saranno anche quelli che beneficeranno di più dalla manifestazione come l’agroalimentare, il tessile, l’energia e la meccanica.
l dopo Expo? Il 40% delle aziende create per l’evento è a rischio default
Gli effetti dei mega eventi sono spesso legati agli ingenti sforzi profusi prima e dopo l’evento per non sprecare i benefici e limitare i rischi. Un effetto tipico è che dopo la chiusura della manifestazione si verifichi una caduta delle attività particolarmente in quei settori che sembravano esserne i maggiori beneficiari nel 2015. Le iniziative di governo per far sì che il territorio continui a “vivere” dopo l’Expo saranno fondamentali per le nuove imprese, create a partire dal 2013 (circa 10.000). Queste attività diventano ancor più importanti adesso che l’Italia ha imboccato un percorso di ripresa economica e le insolvenze fra le imprese hanno iniziato finalmente a scendere dopo 7 anni consecutivi di aumenti: – 2% nel 2015 e – 5% nel 2016.
Nello scenario di riferimento, Euler Hermes prevede che le insolvenze fra le imprese diminuiranno ancora nel 2017 e 2018. Tuttavia, secondo i co-autori, c’è un crescente rischio che la diminuzione delle attività non venga compensata con altre attività dopo la fine dell’Expo. In questo caso, Euler Hermes ritiene che numerose fra le nuove imprese possano fallire (circa il 40%). Un terzo delle nuove aziende nel settore edile potrebbero chiudere nel 2017 a causa dell’interruzione delle attività. Il settore si trova già in una difficile situazione, con insolvenze a livelli record (3.500 all’anno: +12% nel 2014). Il settore alberghiero e della ristorazione dovrebbe subire un impatto minore, in quanto è previsto un aumento del flusso di turisti dopo la chiusura dell’Expo, grazie alla maggiore attrazione esercitata dall’Italia. In questo settore dovrebbe fallire solo 1 su 10 imprese nel 2017. In totale, nel peggiore dei casi ipotizzato, 2.500 imprese potrebbero chiudere nel 2017 (con un aumento del +14% rispetto al 2016) e 1.500 nel 2018 (+7%).